en
Cultura /
Lifestyle

35 Under 35: Claudia Fauzia

Fondatrice e Presidente di Malafimmina

Età: 29

Da dove vieni: Palermo, Sicilia

Dove sei di base: Catania, Sicilia

Dai, raccontateci un po’ di più sul vostro background e il vostro lavoro attuale:

Sono una donna siciliana queer, nata in una famiglia che mi ha sempre spronato a trovare una strada di vita autentica e appagante. A 18 anni, sono andata in Colombia per un anno di studio all’estero, e da lì la mia vita è cambiata: ho studiato economia e cooperazione internazionale per acquisire le competenze necessarie per contribuire a risolvere i problemi sociali. Durante uno stage in Spagna, ho scoperto il femminismo e non l’ho più abbandonato. Sono tornata in Colombia per lavorare in un centro di prevenzione della violenza, dove ho sentito il bisogno di approfondire la comprensione delle dinamiche che determinano la gerarchia di genere nella società, il che mi ha portato a conseguire un Master in Studi di Genere e delle Donne tra Bologna e Granada.

Oggi, sono un’esperta in studi di genere e lavoro come consulente e formatrice nel campo della diversità e inclusione, collaborando con aziende e organizzazioni del terzo settore. Ho una laurea in Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale e un master in Studi di Genere e delle Donne. Negli ultimi cinque anni, ho maturato esperienza nella progettazione e gestione di progetti europei e nazionali, nonché nei finanziamenti di fondazioni filantropiche. Sono la presidente e membro fondatore dell’associazione femminista Malafimmina, la prima in Italia ad affrontare sia le questioni di genere che le disparità territoriali e la Questione Meridionale. In questo ruolo, sono responsabile della rappresentanza e del coordinamento.

I miei riconoscimenti includono un intervento al TEDx con il talk “Alias Terrona: (S)botta e Risposta sull’Antimeridionalismo”, il Premio Rosa Parks 2022 e il Susan Treadwell Memorial Award 2024.

Perché avete scelto di rimanere in Italia?

Nel 2020, dopo varie esperienze all’estero tra Colombia e Spagna, ho deciso di tornare in Italia, precisamente in Sicilia. Credo sia il posto ideale per guardare al futuro del femminismo nel nostro paese, offrendo una prospettiva unica e fondamentale per il movimento. Nonostante i dati non lo confermino, la Sicilia viene ancora oggi descritta come la culla del patriarcato e del maschilismo. Voglio sottolineare che in mezzo a questo maschilismo, la Sicilia è anche la patria della resistenza contadina, della lotta della comunità LGBT+ e della resistenza delle donne. Nella teoria femminista, è ben noto che i margini del potere sono un luogo privilegiato da cui guardare per sovvertire un sistema che ci discrimina. Io, insieme all’associazione Malafimmina, sono impegnata in quello che chiamiamo “Femminismo Terrone” o Femminismo del Sud Italia (il termine “terrone” era usato in modo dispregiativo per definire i meridionali; oggi è stato rivendicato e ridefinito) e costruiamo alleanze con altri Sud d’Europa e del mondo.

Cosa vedi per il futuro del femminismo e della parità di genere in Italia?

La scorsa settimana è stata pubblicata l’ultima versione del Global Gender Gap Index (GGPI) dal World Economic Forum, che vede l’Italia scendere all’87° posto su 146 paesi, un netto peggioramento rispetto agli anni precedenti. L’ascesa dell’estrema destra in Italia sta causando una regressione dei diritti e delle opportunità per le donne e la comunità LGBT+, ampliando i divari tra Nord e Sud del paese. Se questa tendenza non verrà invertita, le conseguenze saranno disastrose. Tuttavia, vedo anche un movimento femminista in crescita e vibrante, con l’emergere di entità come Semia, la prima fondazione italiana a finanziare l’attivismo (di cui faccio parte del comitato consultivo), e l’ascesa di varie voci dai margini del potere, come quelle delle donne italiane nere, dei meridionali, della comunità LGBT+, dei migranti e dei giovani fuorisede. Ripongo la mia speranza in coloro che non hanno mai toccato il potere, che immaginano una società fondata sull’equità, la non violenza, la giustizia riparativa, l’antimafia e la libera espressione di genere.

Quali sono i maggiori ostacoli e soddisfazioni che affrontate lavorando in questo paese?

I principali ostacoli derivano dalla mancanza di redistribuzione della ricchezza e dall’assenza di servizi, soprattutto nel Sud Italia. Diritti fondamentali come l’accesso a cure mediche efficienti e tempestive, il diritto all’aborto, l’istruzione gratuita e i trasporti pubblici non sono garantiti. Questo limita la mia capacità di avanzare rapidamente nelle mie attività professionali e nell’attivismo. Ad esempio, pochi mesi dopo la costituzione dell’associazione, la maggior parte del consiglio è stata costretta a emigrare per motivi di lavoro. Queste dinamiche diffuse impediscono lo sviluppo di una coscienza politica e di un’organizzazione in grado di esercitare pressioni sulla politica.

Le soddisfazioni più grandi, d’altra parte, vengono dalla ricchezza umana e paesaggistica del posto dove vivo. Nonostante le statistiche, la mia qualità di vita è la migliore che abbia mai avuto. La comunità che ho scelto, la mia famiglia allargata, i rapporti di vicinato, la vicinanza al mare e al vulcano, e la possibilità di nutrirmi con ciò che cresce dalla nostra terra sono aspetti impagabili. Sono fiduciosa perché il mio lavoro degli ultimi tre anni è stato riconosciuto con premi come il Rosa Parks Award da HRYO nel 2022 e il Susan Treadwell Memorial Award da Open Society e Mediterranean Women Fund nel 2024. In sintesi, il percorso è tortuoso, ma non perdiamo la speranza né i sogni utopici che ci permettono di andare avanti.