Raccontaci brevemente la tua storia e del tuo lavoro attuale:
Sono nata a Solomeo, in un borgo dove tutti si conoscevano e si conoscono ancora oggi. Sono cresciuta tra mattine a scuola e pomeriggi in mezzo alle signore che cucivano e mi insegnavano a confezionare vestitini per le mie bambole. Poi ho studiato arte e moda e, dopo il diploma, sono entrata in azienda. Volevo fare l’università ma mio padre mi ha convinta a provare. Ho fatto esperienza in tutti i reparti, dalla produzione al digital, sperimentando dal vivo tutti i passaggi produttivi e comprendendo come funziona tutta la filiera. Oggi, dopo 14 anni, sono Vice Presidente e Co-direttrice creativa di Brunello Cucinelli S.p.A. con mia sorella Camilla.
Quali sono le nuove iniziative o progetti, anche uno in particolare, che hai iniziato e a cui tieni particolarmente?
Direi tutti i progetti che riguardano Solomeo come centro culturale e artistico. Ciò che mi sta più a cuore è il progetto che riguarda le scuole di teatro e di musica per i giovani e l’oratorio laico, un ritrovo per tutti i ragazzi che dopo la scuola studiano l’inglese o semplicemente fanno merenda aspettando che i genitori finiscano di lavorare. L’intento di tutto questo è di crescere le nuove generazioni con lo spirito di conservazione di queste tradizioni culturali ma anche di far loro apprezzare la vita di comunità di questo piccolo borgo, fare in modo che vivano qui in futuro.
E naturalmente il Festival Villa Solomei: una rassegna artistico-musicale che nel 2024 ha compiuto 25 anni di attività e che è stata voluta dalla mia famiglia. Sono cresciuta vedendo artisti da ogni parte del mondo venire a Solomeo e portare la loro arte; quindi, per me è stato naturale entrare nel vivo dell’organizzazione del Festival. Ogni anno cerchiamo di portare a Solomeo artisti che possano insegnarci qualcosa, fondere la loro cultura con la nostra e offrire a tutta la comunità del borgo, ma non solo, 5 giorni di musica e cultura di alto livello.
Perché hai scelto di vivere/rimanere in Italia?
Non me ne sono mai voluta andare. Credo fortemente in una giovane popolazione che ha il coraggio di restare per mantenere bello e credibile il nostro paese. Credo che tutti dovrebbero avere l’opportunità di vivere dove sono nati, per questo c’è da parte mia e della mia famiglia un costante impegno per creare possibilità di lavoro, cultura e comunità coesa anche nel piccolo borgo. Ed è la comunità che ci permette di vivere sereni a Solomeo, il senso di unione, perché nessuno si sente mai solo e tutti ci aiutiamo a vicenda. Sto crescendo qui mio figlio Brando, che oggi ha 4 anni, per-ché sono convinta che la qualità della vita sia maggiore rispetto ad una grande città.
Quali sono le tue previsioni per il futuro dell’industria della moda?
Non è facile fare previsioni sul futuro dell’industria della moda. Quello che ritengo fondamentale, guardando al domani, è l’importanza che riveste l’identità del brand, il sapersi rinnovare continuamente mantenendo la propria essenza, il proprio DNA. Inoltre, dobbiamo chiederci con consapevolezza “chi produrrà i nostri capi un domani? Chi saranno i futuri artigiani specializzati?”. Dobbiamo quindi sempre di più cercare di tramandare il sapere artigianale alle nuove generazioni, far appassionare i giovani all’arte del lavoro artigianale. Spesso noto un po’ di riluttanza verso questi mestieri e percepisco che trasmettiamo ai nostri figli incertezza e paura per il futuro: invece dobbiamo avere quel pizzico di coraggio in più e infondere loro fiducia.
Quali sono i maggiori ostacoli che affronti e le più grandi soddisfazioni che provi lavorando in questo paese?
Più che parlare di ostacoli, parlerei di sfide: percepisco ancora una difficoltà da parte della società a supportare in pieno le donne che operano nel mondo del lavoro e questo per me rappresenta una sfida, una spinta a dare il 100% di me stessa, non per dare una dimostrazione a qualcuno ma per contribuire in pieno ad una causa comune. Essere donna e in prima linea in un’azienda non è sempre facile ma ho visto un cambio di passo, soprattutto grazie alle giovani generazioni, appunto. Direi che questa è la più grande soddisfazione, non tanto il fatto in sé ma la capacità di evolversi, di cambiare, di essere coscienti che siamo noi stessi, ognuno per sé ma anche e soprattutto per gli altri, artefici del nostro futuro.